Aurora, Halena e Beatrice e la loro esperienza Erasmus a Zaragoza
Dal 3 febbraio al 7 marzo abbiamo vissuto un’esperienza che difficilmente dimenticheremo: un mese in Spagna, precisamente a Saragozza, grazie al programma Erasmus+, ospitate da alcune famiglie e inserite in una scuola superiore spagnola, l’IES Avempace. Eravamo in tre: due di noi già si conoscevano, una no, ma questa esperienza ci ha unite tantissimo e ha creato tra noi un legame speciale.
Siamo state inserite in una scuola che comprende tre anni di ESO e due anni di Bachillerato. Frequentavamo il primo anno di Bachillerato, insieme ai nostri corrispondenti. Tra tutto ci ha colpito l’organizzazione scolastica diversa dalla nostra: lì si va a scuola cinque giorni su sette, ma le giornate sono più intense, con sei ore di lezione al giorno. Un altro aspetto per noi nuovo è che lì non sono solo i professori a cambiare aula, ma anche gli studenti, cosa che rende a nostro parere la giornata più movimentata. La scuola aveva anche una caffetteria, una cosa a cui non siamo abituate, ma che abbiamo apprezzato tantissimo, soprattutto come luogo di ritrovo.
Quello che ci ha colpito è stata l’atmosfera accogliente. I professori erano molto disponibili, e anche se all’inizio la lingua era una difficoltà, ci hanno sempre aiutate a capire ciò che ci risultava più complesso. Abbiamo partecipato a lezioni classiche e attività di gruppo, cosa che ci ha fatto sentire parte attiva della classe. Anche le materie erano molto simili a quelle che facciamo in Italia, il che ci ha aiutate a seguirle meglio, pur con qualche difficoltà iniziale. I compagni sono stati gentili e aperti, e ci hanno invitate anche a eventi al di fuori della scuola, facendoci sentire davvero parte del gruppo.
Vivendo con le famiglie dei nostri corrispondenti, abbiamo avuto modo di entrare davvero nella quotidianità spagnola: orari dei pasti completamente diversi, stile di vita meno stressante e maggior spontaneità nei rapporti.
Ci siamo abituate a piccoli gesti, tradizioni e abitudini diverse dalle nostre, e ci siamo accorte di quanto sia bello aprire la mente a una cultura nuova. Abbiamo imparato ad essere più autonome, più flessibili e quindi a saperci adattare a situazioni nuove.
La parte più difficile è stata proprio il ritorno. Non solo per la nostalgia, ma perché recuperare tutto quello che avevamo perso a scuola è stato faticoso. Un mese fuori è lungo, e una volta tornate ci siamo ritrovate a dover gestire verifiche, interrogazioni e una quantità enorme di materiale da studiare. Serve perciò tanta organizzazione e determinazione. Anche a livello emotivo non è stato facile: ci eravamo abituate a un nuovo ritmo, a persone nuove, e rientrare nella routine italiana ci ha fatto sentire un po’ spaesate.
Nonostante ciò consiglieremmo comunque l’esperienza. È un’opportunità che ti cambia, ti arricchisce, ti mette alla prova. Non è solo un’iniziativa scolastica: è vivere davvero un’altra realtà. Ma va affrontata con consapevolezza, perché richiede impegno, sia mentre sei lì, sia quando torni. Torneremmo indietro per rifarlo? Senza dubbio. E se possiamo dare un consiglio a chi sta pensando di partire: fatelo. Apritevi, vivete tutto, anche i momenti più difficili. Perché alla fine è proprio da quelli che si impara di più.